Video Arte/video Fashion


Massimo Festi, Leitmotiv, Giuseppe Rado, Devis Venturelli, Maria Grazia Zarabini


Leitmotiv, frame da video


Massimo Festi: Unusual Love, 6’10’’, 2010

Leitmotiv – Fabio Sasso e Juan Caro: Leitmotiv x Lancia Trendvision, 1’40’’, 2010


Giuseppe Rado: Karilion, 1’26’’, 2006; Podding, 40’’, 2007; A.I.KO,  2’33, 2008; 

Devis Venturelli,  Abaco di un’altra città (Semaforo, Cassonetto, Paracarri, Cestini, Marciapiedi), 8’50, 2008;  Contunuum,  5’56’’, 2008

Maria Grazia Zarabini, Daphne, 8’, 2008



Massimo Festi: Unusual Love, 6’10’’, 2010

MASSIMO FESTI (Ferrara 1972)

Giovane artista già molto conosciuto sulla scena artistica nazionale, tra i pionieri della pittura digitale in Italia, sviluppa attraverso la sua pratica artistica volta a definire l’identità della società odierna, eventi multidisciplinari di natura estremamente sperimentale e concettuale.

Festi ricrea scenari all’interno dei quali, quasi casualmente, si incontrano i personaggi della commedia umana contemporanea, una umanità mascherata.

Questi personaggi indossano una maschera, la quale non ha più la funzione di celare, non serve più per nascondersi, ma al contrario rappresenta la vera identità, ne diviene simulacro. 


Nel video Unusual Love, l’artista ricrea un interno domestico  dall’atmosfera decadente dove in una logica di superamento dei generi si muovono alcuni protagonisti della nostra realtà imperfetta e alterata, una mamma soffocata nel suo ruolo dalla società, il dualismo che può portare alla follia  rappresentato della figura dell’artsta/Joker, la fragilità psicologica di chi ha superato i generi, rappresentato dall’ amante  ne uomo ne donna.



Leitmotiv – Fabio Sasso e Juan Caro: Leitmotiv x Lancia Trendvision, 1’40’’, 2010


LEITMOTIV - FABIO SASSO (BUSTO ARSIZIO 1980) E JUAN CARO ( BOGOTA’ 1978)

Si sono incontrati a Bologna dove Fabio si è laureato al Dams e Juan all’Accademia di Belle Arti, iniziando a collaborare unendo sartorialità e ricerca artistica ad una predilezione per il gusto barocco e gotico.

Giovanissimi, lavorano insieme dal 2006 e si sono fatti subito notare vincendo il premio fashion incubator, presentando la loro collezione Life with Butterflies a Milano Moda Donna e alla settimana della moda a Tokyo e presentando l’anno scorso la loro collezione P/E nell’ambito di Alta Moda Roma.

Collaborano anche con marchi molto importanti tra cui Furla, per il quale firmano anche una capsule collection all’interno del progetto Furla Talent Hub

Leitmotiv non è solo un brand di moda dal quale escono semplicemente abiti, è come gli stessi artisti lo hanno definito “ un carillon appoggiato su una credenza grigia e spoglia di una camera impolverata. Tutti sanno che quando il carillon verrà aperto lascerà nell’aria una melodia che colorerà inevitabilmente l’ambiente di mille sfumature”

Il video Leitmotiv x Lancia Trendvision è stato prodotto da Lancia che ha riconosciuto nel brand un nuovo trend ed è stato diretto dal giovane Angelo Teardo. Questo video, visionario e surreale è uno spaccato dell’universo Leitmotiv, dove arte e ricerca si incontrano nella moda.



Giuseppe Rado: Karilion, 1’26’’, 2006; Podding, 40’’, 2007; A.I.KO,  2’33, 2008; 

GIUSEPPE RADO (OSTUNI 1970)

E’ stato vincitore del Premio arte nel 2005 e del Premio Fabbri per l’arte contemporanea nel 2007. 

Giuseppe Rado, forse erede spirituale di Pierre et Gilles, con la creazione del suo “monde parfait” ripulito da qualsiasi imperfezione carnale e popolato da creature femminili dalla bellezza diafana sulle quali proiettare i nostri desideri, sembra convalidare l’affermazione “Non c’è messaggio, ciò che conta è l’immagine” e contribuisce alla crezione di una nuova iconologia della bellezza, e dell’apparenza.

Sofisticato e ricco di dettagli simbolici, l’universo di Giuseppe Rado è un equilibrato mix di ispirazioni tratte dalla cultura giapponese, letteratura, fumetti, cartoon, dal cinema occidentale e da un certo gusto glamour di moda.

La sua pratica artistica, orchestrata attorno la creazione di  “tableaux vivant” che ferma con la macchina fotografica e ritocca digitalmente, sceglie il soggetto, crea la scenografia per costruire il suo set, seleziona la modella, la veste, la trucca e la pettina.

Gli abiti di tutti i video sono stati ricercati e rielaborati dall’artista, per l’immagine della protagonista di Podding Rado presenta un abito di gusto gotico e un copricapo di tulle nero, per le ginoidi (gli androidi femmina) di A.I.Ko presenta abiti sexy e sofisticati facendo attenzione alla simbologia dei colori, per Kaori, la protagonista di Karillon un abito romantico.

Anche la musica, collages sonoro-elettronici, sempre composta dall’artista e creata ad ok in ogni lavoro, un elemento determinante in tutte le opere di Rado. 


Il video Podding, creato su diversi livelli di immagini attraverso una sorta di collage di scatti fotografici si caratterizza per il linguaggio veloce, estremamente contemporaneo, creato per dissolvenze. La velocità crea una sospensione del tempo e porta l’attenzione dello spettatore  sulla protagonista, la Kitsune della tradizione giapponese, la “donna volpe”, che si aggira nei boschi e  racchiude il mistero della natura, capace di cambiare aspetto e trasformarsi in splendida creatura femminile che si avvicina all’uomo traendolo in inganno.

Il video A.I.KO racconta una storia del bene contro il male, dove vince il male.

Si caratterizza per l’estetica del fumetto anni ’60, ma riletta attraverso la tecnologia digitale: lo storyboard è composto da 8 tavole formate da foto. 

Verso il finale, nel momento in cui l’artista deve rappresentare l’umanizzazione, l’iconografia del fumetto scompare per lasciare spazio alla sperimentazione fotografica.

I personaggi si identificano in maniera netta attraverso gli abiti: neri, sexy ma rigorosi per i tre personaggi legati al male, sofisticato e bianco per la ginoide difensore del bene.


Il video Karillon si compone di elementi nostalgici orientati al passato, il meccanismo del carillon e l’immagine della donna anni ’50, unitamente alla visione dell’automa, che proietta  violentemente al un mondo futuro.


Devis Venturelli, Abaco di un’altra città (Semaforo, Cassonetto, Paracarri, Cestini, Marciapiedi), 8’50, 2008;  Contunuum,  5’56’’, 2008

DEVIS VENTURELLI (FAENZA 1974)

Architetto e artista nel 2008 è stato il vincitore del premio Aletti ad ArtVerona, la sua pratica si focalizza sull'arte pubblica e si sviluppa all’interno dello spazio urbano che ridefinisce ed indaga attraverso performance ludiche - dalle quali successivamente trae fotografie e crea video - attraverso le quali comunica, con serietà, che basta un abito per essere visti.

La sua progettualità parte dall’osservazione e dall’utilizzo di elementi urbani unitamente al recupero di elementi legati al mondo della moda come scampoli di tessuti, abiti e accessori.

Ecco dunque che oggetti quotidiani come semafori, marciapiedi, paracarri, cestini per l’immondizia, diventano protagonisti transgender vestiti dall’artista, ed assumono attraverso l’abito un nuovo ed inconsueto aspetto, mantenendo però invariati il loro ruolo e la loro funzione.


Il video Abaco di un’altra città presenta un semaforo che sembra mostrare orgogliosamente la sua nuova immagine, caratterizzata da un boa di struzzo dai colori coordinati con quelli del suo lavoro, ed ancora, cassonetti impellicciati, cestini con gonne, paracarri con parrucche, marciapiedi rivestiti di scampoli di tessuti. 

Concettualmente queste operazioni di trasformazione urbana sono anche riflessioni etiche sulla società dei consumi, in linea con una coscienza che non accetta più lo spreco indiscriminato.


Continuum, indagando il tema dell'architettura in rapporto al corpo e allo spazio urbano è il video che documenta una performance di Devis Venturelli durante la quale l’artista tenta di indossare un involucro che oscilla tra l'informe e la forma. L’artista avvolto di un materiale dorato e riflettente normalmente impiegato in architettura come isolante termico, cammina velocemente all’interno di un cantiere in costruzione, spiccando nel grigiore del luogo, in perenne trasformazione.



Maria Grazia Zarabini, Daphne, 8’, 2008

MARIA GRAZIA ZARABINI (BOLOGNA 1960)

Scultrice e video artista è attiva sulla scena artistica nazionale dagli anni’80 e dal 2006 è impegnata nella realizzazione di video a carattere intimistico ad autobiografico, dei quali è regista, scenografa ed interprete.

Il video Daphne, del 2008 è il proseguio di un progetto autobiografico iniziato con i video Frammenti per autoritratto I e La danza dei veli. In tutti i suoi video la musica è parte integrante e composta per ogni progetto ad hoc

La scenografia di Daphne si compone delle sculture dell’artista, tele iuta e reti di alluminio tagliate, sagomate e cucite attraverso un processo quasi sartoriale. L’artista compare su questo sfondo completamente nuda, si veste lentamente con i materiali utilizzati nella sua pratica artistica, fino a mimetizzarsi con la sua stessa opera, il corpo dell’artista diviene scultura diventando essa stessa parte dell’opera.

ISABELLA FALBO, testo relativo alla rassegna VIDEO ARTE / VIDEO FASHION, a cura di Isabella Falbo,  Sabbioneta Art Festival, Teatro all’Antica, Sabbioneta (MN), settembre 2010